282Section III.D. C. Gini„
che non é ben chiaro come sieno stati rilevati i dati della Tavola XXIV.
il numero assoluto dato per i sopravviventi a 11 anni é maggiore di quello
dato per i sopravviventi a 6 anni e il numero assoluto dei nati (6940) pare
troppo alto per der luogo a soli 4180 sopravviventi a 6 anni ció fa pensare
che le persone considerate alia nascita non sieno le stesse di quelle con
siderate a 6 o a 11 anni.
Se i sopravviventi a 6 anni e i sopravviventi a 11 anni provengono da
nati in anni diversi, sarebbe stato necessario paragonare separatamente le
percentuali relative ai sopravviventi a 6 anni con le percentuali relative ai
nati di 6 anni prima e le percentuali relative ai sopravviventi a 11 anni con
le percentuali ai nati di 11 anni prima.
13. Riassumiamo i risultati ottenuti in questo capitolo. L’idea che in
primavera si avveri un massimo naturale di concepimenti, in dipendenza di
una maggiore feconditá dell’uomo e come residuo atavico di una primitiva
stagione di riproduzione, se sembrava adatta a spiegare la periodicitá delle
nascite attraverso i mesi in Europa, non trova pero sostegno nei dati che
si sono potuti raccogliere per altri paesi.
La frequenza dei parti plurimi, degli aborti, dei nati-morti secondo i
mesi e della mortalitá secondo il mese di nascita non permette di apprezzare
un’influenza del mese di concepimento sui caratteri dei nati. Alcune
ricerche delPEwart sulla statura dei fanciulli secondo il mese di nascita ed
altre sopra il mese di nascita degli uomini illustri mostrerebbero per vero
un’influenza favorevole della primavera sullo sviluppo físico e sulle qualitá
intellettuali dei concepiti; ma le ricerche dell’Ewart si fondano su un numero
di osservazioni troppo esiguo e l’influenza del mese di nascita sulla frequenza
degli uomini illustri non é cosi netta da potersi ammettere senza altre
indagini. É invece accertata un’influenza dannosa delle stagioni di nascita eccessive
(invernó ed estate) sulla vitalitá del neonato: i concepiti in primavera,
nascendo nell’estate, si trovano perianto sottoposti, nei primi tempi della
loro vita, a cattive condizioni di ambiente, che, almeno in Roma, non solo
accrescono la loro mortalitá immediata, ma anche sembrano diminuiré la
loro resistenza vítale per il resto dell’esistenza.
Non vi é perianto ragione di ritenere che la circostanza che la specie
umana si riproduce in tutti i periodi dell’anno eserciti direttamente
conseguenze dannose sui caratteri dei nati: é anzi probabile che, se l’uomo-
si riproducesse soltanto in primavera, come avviene in molte specie animali
superiori, i figli suoi, nascendo in invernó, si troverebbero, almeno nei paesi
dove la difesa del freddo non é molto perfezionata, in condizioni piü
svantaggiose di quanto oggi non avvenga.